Jacques Bergier : i libri maledetti


Che cos’hanno in comune il Libro di Toth, un papiro antichissimo che racchiudeva segreti capaci di conferire poteri straordinari, le Stanze di Dzyan, il libro a cui deve il suo successo (e la sua rovina) Madame Blavatsky, la Steganographia dell’abate Tritemio, grazie alla quale era possibile inviare messaggi tramite l’uso di linguaggi magici, i Manoscritti Voynich (composti in una lingua indecifrabile, il cui autore secondo alcuni sarebbe Ruggero Bacone), quelli Mathers (all’origine della Golden Dawn) ed Excalibur, il libro di L. Ron Hubbard – fondatore di Scientology – che avrebbe condotto alla pazzia i suoi lettori? Secondo Jacques Bergier sono tutti «libri maledetti», distrutti o censurati perché giudicati troppo pericolosi. Ma da chi? E perché? L’autore, attraverso indizi e testimonianze, ricostruisce l’esistenza di un’associazione di «Uomini in Nero», un gruppo di misteriosi individui dall’aspetto sinistro, antichi quanto il mondo, il cui compito sarebbe quello di mantenere l’evoluzione della civiltà umana entro binari prestabiliti, soffocando sul nascere quelle idee «diverse e pericolose» che potrebbero orientare l’uomo verso direzioni non desiderate.


Il libro di Bergier può essere definito un vero e proprio esempio di «storia alternativa», un testo che scava nel sottosuolo dei fatti registrati dalla cronaca, alla ricerca di radici che affondano in zone insospettate della storia. Un’opera che semina dubbi inquietanti e che si muove vertiginosamente tra Occidente e Oriente, lungo un sentiero di conoscenza negata ma non dimenticata. Quatrième page de couverture des Livres maudits.

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